L'UOMO SENZA PAURA
N° 70
Di Carlo Monni
1.
La figura in costume si muove silenziosa nelle tenebre e raggiunge senza difficoltà un certo grattacielo del centro di Manhattan per poi penetrarvi facilmente.
Si complimenta con se stesso per la sua abilità. Dopo tanto tempo non era sicuro di esserne ancora capace anche si è sempre mantenuto allenato.
-Fermo dove sei.-
Come non detto… due uomini armati. Deve essersi fatto sorprendere da qualche telecamera nascosta. Idiota che non è altro.
Si volta e il nunchaku che impugna comincia a sfrigolare d’energia.
Mi
chiamo Matt Murdock e sono un avvocato, segretamente sono anche il supereroe
chiamato Devil e combatto la notte quelle ingiustizie che non sono stato capace
di riparare durante il giorno. Sono anche cieco dall’età di 15 anni, ma lo
stesso incidente radioattivo che mi ha accecato ha aumentato a livelli
superumani i miei restanti quattro sensi e mi ha dotato di un senso radar che
mi permette di percepire le silhouette di chi mi sta intorno.
Che
altro mi resta da dire? Ah sì: sto combattendo una banda di supercriminali
abbastanza folle da aver assalito il Centro Metropolitano Federale di
Detenzione di Manhattan. Sospetto che il loro scopo non sia favorire
un’evasione ma uccidere una particolare prigioniera: Elektra Natchios. Non ho
nessuna intenzione di permetterglielo. Certo: io sono solo e loro sono sette ma
quando mai mi sono fermato a contare i nemici? Il che dimostra che non sono del
tutto a posto con la testa.
Uno
dei miei nemici lancia arpioni caricati con una qualche energia che emana dal
suo corpo e credo di aver capito chi sia e quindi a che gruppo appartiene: si
chiama Harpoon ed è uno dei Marauders. Perché gli X-Men non sono mai in giro
quando sarebbero utili?
Uno
di quegli arpioni mi è esploso vicino alle orecchie privandomi temporaneamente
dell’udito ma le cose stanno tornando normali adesso… in tempo utile per
l’arrivo di guai peggiori.
-Voi andate… a lui penso
io.-
A parlare è stato uno che si è messo a ruotare su se
stesso a supervelocità. Dovrebbe chiamarsi Riptide ed il piccolo ciclone che
sta generando mi impedisce di avvicinarmi a lui… ma non è tutto: dal suo corpo
partono piccoli proiettili. Troppo piccoli per fare veramente male se non fosse
per la forza cinetica generata dalla velocità con cui sono scagliati. Non
riesco ad evitarli tutti. Devo prendere provvedimenti e subito.
Quel che devo fare non sarà facile, ma se avessi voluto
le cose facili, non avrei mai messo questo costume in fondo.
Essere il parroco di una piccola
chiesa di Clinton, una volta conosciuta come Hell’s Kitchen, è sicuramente più
facile oggi di quanto lo fosse un tempo. Il tasso di criminalità è sceso e la gente
si sente più sicura. Mi piace pensare che sia merito anche del mio amico Devil.
Abbiamo avuto un piccolo diverbio recentemente,[1] ma
sono convinto che supereremo queste piccole incomprensioni.
Scendo in chiesa e ci trovo il
mio più recente ospite. Il solo nome con cui lo conosco è Gabriel. Dice di non
ricordarsi altro di sé, men che meno che ci facesse nella mia chiesa dopo
essere stato quasi picchiato a morte. Non so se dice la verità, ma so che non
posso mandarlo via.
-Buonasera
padre Gawaine.- mi saluta –Tutto bene oggi? Non l’ho visto per quasi tutto il
giorno.-
-Sono stato
impegnato con stupide questioni amministrative.- rispondo -Sono solo un ex
pugile diventato prete, la contabilità non fa per me.-
-Lei è un uomo
in gamba, padre, le servirà.-
-Cosa? E
quando dovrebbe servirmi?-
-Quando
arriveranno i guai.- è la sibillina risposta.-
2.
Ci sono cose più divertenti che
potrei fare la sera, specie dopo essere stato strapazzato da un avvocato sul
banco dei testimoni[2] e
tra queste non c’è far visita ad un vecchio gangster che afferma di essere in
pensione. Mia moglie Doris finirà col chiedere il divorzio per abbandono di
fatto della casa coniugale.
Quando entro nel suo studio l’uomo
in questione mi accoglie cordialmente:
-Ben Urich! Che posso
fare per il miglior giornalista di New York?-
Il vecchio si chiama Eric Slaughter ed
è una vera leggenda a modo suo: l’ultimo grande membro della mala irlandese,
una razza in via d’estinzione.
-Richard Fisk e Jimmy
Six dicono che lei può dirmi qualcosa su un certo Consorzio.-
-Ah… il giovane Fisk
e il giovane Fortunato. Conoscevo bene i padri di entrambi: abbiamo fatto
qualche affare insieme ai bei vecchi tempi.-
Gli affari di Slaughter erano
l’omicidio e i bei vecchi tempi erano belli solo per lui.
-Parlavamo del
Consorzio…- insisto mettendomi a sedere.
-Oh sì… il Consorzio
Ombra. Non ne so molto e quel poco che so mi consente di darle un avvertimento
Urich: se mette il naso negli affari del Consorzio corre il serio rischio di
ritrovarsi sotto una pietra tombale.-
Cominciamo bene.
-Per me è un rischio
professionale ormai.- replico cercando di non mostrarmi impressionato -Quindi,
Slaughter, se ha qualcosa da dire, me la dica o tanto vale che mi alzi e me ne
vada.-
-Come vuole Urich. Le
dirò quel che so, ma la avverto: non sarà un racconto piacevole.-
Non lo sono quasi mai.
La porta della camera da letto di Richard Fisk viene sfondata da un corpo umano disturbando i due occupanti del letto matrimoniale.
-Che c’è? Che sta succedendo?- esclama Cheryl Mondat scattando a sedere sul letto.
-Sta tranquilla, tesoro.- risponde Richard cercando di sembrare calmo e rilassato -Va tutto bene.-
Ostentando indifferenza si alza e si infila una vestaglia.
-Non cercare di prendere un’arma, Fisk.- gli dice la figura in costume che si staglia nel vano della porta -Non ti servirebbe a niente.-
-Non ne avevo intenzione.- replica lui –Se avessi voluto ucciderci o farci davvero male avresti fatto un’entrata meno drammatica. Lo so: sono stato minacciato da professionisti. Tu chi saresti, comunque? Il tuo costume mi dice qualcosa ma…-
L’intruso avanza nella stanza venendo pienamente illuminato dal fascio di luce di una lampada da comodino e mostrando un uomo in un costume attillato dai riflessi dorati che gli lascia scoperte braccia e gambe ed il cui volto è nascosto da una maschera modellata per assomigliare al muso di una tigre.
-Giusto… tu non eri in città ai tempi ai tempi dei miei exploit.- dice -Io sono Chaka Khan.-
-Chaka Khan… beh non sei la cantante, questo è certo quindi… ma certo… Robert Hao… ho sentito quel che è accaduto a tuo fratello… un vero peccato. Ha fatto molto per la comunità cinese e la città intera.-
-Risparmiami la tua ipocrita comprensione. Non sono qui per questo.-
-Per qualsiasi motivo tu sia qui, non potreste discuterne altrove?- interviene con tono seccato Cheryl Mondat mentre si copre con un lenzuolo.
-Mi pare giusto.- conviene Richard -Andiamo in salotto.-
Escono dalla stanza da letto e Richard si avvicina al mobile bar.
-Posso offrirti qualcosa da bere Chaka?- chiede.
-Non bevo mai quando discuto di affari.-
-Detto da vero professionista. E di che affari si tratterebbe infine?-
-Già… piacerebbe molto saperlo anche a me.-
Chaka Khan si volta verso Cheryl che è appena entrata vestendo una vaporosa vestaglia rossa. La vede avanzare con incedere lento ma sicuro, i lunghi capelli biondi che le ricadono sulla schiena, gli occhi sono coperti da occhiali scuri nonostante sia notte fonda.
Dopo qualche istante di silenzio Chaka si volge verso Richard e lo apostrofa:
-Permetti alla tua donna di interferire coi tuoi affari, Fisk? Nella mia vecchia organizzazione sapevamo tenerle al loro posto.-
-Cheryl non è soltanto la mia donna…- ribatte lui -… è anche la mia socia ed ascolto sempre il suo parere. Ora vuoi dirmi perché sei qui?-
-Puoi anche far credere che sei solo un normale imprenditore, ma sappiamo tutti che assieme agli affari legittimi di tuo padre hai ereditato anche i suoi contatti non alla luce del sole… il tipo di contatti che potrebbero scovare quelli che hanno ucciso mio fratello.-
-Non credi alla tesi del suicidio allora?- interviene ancora Cheryl.
-Bill non era tipo da uccidersi… e se l’ha fatto davvero è perché qualcuno… una specie di gruppo di potere… l’ha costretto… magari minacciando la sua famiglia. Lui ci teneva davvero alla famiglia: ha perfino aiutato me dopo che avevo cercato di ucciderlo.-
-E ora vorresti vendicarlo. I tempi cambiano.-
-Era sempre mio fratello.- replica Chaka Khan come se questo spiegasse tutto -E ora voglio i bastardi che ne hanno causato la morte.-
-Si può fare.- conclude Richard -Quei bastardi, come li chiami tu, danno fastidio anche ai miei affari e mi sto muovendo contro di loro a modo mio. Tuttavia… se questa è una trattativa d’affari, tu che mi offri in cambio?-
-… diciamo che ti devo un favore.-
-E diciamo anche che prima o poi te lo chiederò. Affare fatto.-
-Bene… e ora devo andare. Ci sentiremo presto.-
Con un balzo Chaka Khan salta oltre la terrazza dell’attico.
-I soliti buffoni in costume esibizionisti.- commenta Richard -Poteva prendere l’ascensore come le persone comuni.-
-E così William Hao è stato anche lui vittima del misterioso Consorzio.- interviene Cheryl –Te lo aspettavi?-
-Diciamo che ne avevo il sospetto. Vedo un certo disegno e non mi piace. Finché si limitavano agli intrighi politico-militari non mi interessava, ma ora vogliono prendere il controllo di New York… e impareranno che nessuno tocca New York finché ci sono io… ci siamo noi.-
Cheryl sorride.
Ho
solo una possibilità: un solo lancio e non devo sbagliarlo. Il mio bastone
saetta nell’aria e colpisce il supercriminale chiamato Riptide in piena fronte.
Sento un sordo rumore poi il vento cessa e lo sento cadere a terra.
Con un balzo lo supero ed entro nel carcere. Mi soffermo
a controllare le guardie. Alcune sono solo svenute altre sono morte. Qualcuno
pagherà per questo.
Il mio udito è quasi tornato normale e dai rumori che
sento provenire dall’alto, direi che sono state aperte un po’ di celle.
Magnifico: ci mancavano solo i detenuti in libertà adesso. Sono quasi vicino al
reparto femminile quando una figura mi si para davanti: è una donna alta e con
un fisico robusto. Battito cardiaco appena accelerato.
-Mi dispiace Devil: di
qua non si passa.- mi dice.
-Questo lo dici tu…
Arclight, giusto?-
-Se mi conosci, allora
sai anche cosa so fare.-
Si inginocchia di colpo e batte le mani sul terreno.
Improvvisamente mi trovo nell’epicentro di un piccolo terremoto.
3.
Sono sempre stata una ficcanaso. Potremmo anche dire che è una qualità indispensabile
per una buona giornalista, ma come in altri settori della mia vita, io tendo un
po’ ad esagerare anche qui.
Ho appena scoperto
che la moglie ed i figli di Bill Hao sono ripartiti per San Francisco dove
sarebbero ospiti di una sorella di lei.
La cosa strana è che erano scortati da quelli che sembravano tanto
essere agenti federali. Sono nel Programma Protezione Testimoni? Ha a che fare
con la visita che Katherine Malper il Capo della Divisione Penale della Procura
Federale ha fatto loro prima che partissero? Scommetto che se qualcuno dovesse
cercarli a San Francisco non li troverà. E non è tutto: ho intervistato alcuni
dei vicini di casa di Bill Hao ed un paio di loro mi hanno detto di aver visto
una donna bionda uscire da casa sua un po’ prima delle 8 del mattino il giorno
in cui è morto. Non so come, ma mi è venuta l’ispirazione di mostrar loro una
foto di Kathy Malper e l’hanno riconosciuta. Certo, è possibile che, come
sostiene l’inevitabile vicina curiosa e pettegola, i due avessero una relazione
adulterina e se la spassassero allegramente mentre la moglie di Hao era a
Frisco, ma sarebbe una bella coincidenza.
Kathy Malper non mi
dirà niente anche se sono la sorella del suo capo e così mi sono concentrata su
altro… ad esempio sul perché Robert Hao è rimasto a New York anche dopo il
funerale del fratello piazzandosi in casa sua. Per questo mi ritrovo a seguirlo
discretamente per le vie di Chinatown. Robert Hao era un supercriminale
chiamato Chaka Khan e non sono affatto sicura che abbia davvero messo la testa
a posto.
Dove diavolo è
finito? Era davanti a me poco fa.
-Deve stare attenta a dove va, signorina.-
Mi volto di scatto
e mi trovo davanti Robert Hao che mi afferra un polso.
-Mi lasci!- esclamo –Io sono…-
-So esattamente chi è lei: Candace Nelson, sorella del Procuratore
Federale ma soprattutto è una giornalista troppo curiosa. Dovrebbe ricordarsi
cosa ha fatto la curiosità al gatto.-
-È… è una minaccia?-
-Io lo chiamerei un avvertimento… e smetta di seguirmi.-
Mi lascia il polso
e poi si confonde tra la folla. Inutile andargli dietro. Me la sono cavata con
poco tutto sommato ma ora sono sicura che c’è qualcosa che bolle in pentola e
scoprirò cos’è. Sono curiosa ma anche testarda.
Arclight è un tipino pericoloso e il fatto che sia capace
di generare piccoli sismi con le sue mani è un serio problema, ma anche i suoi
compagni lo sono. Non sono qui adesso, hanno ricevuto l’incarico di uccidere
Elektra e ci stanno sicuramente provando.[3] Sarei
preoccupato… per loro se non lo fossi già abbastanza per me.
Il pavimento si solleva
sotto i miei piedi e perdo l’equilibrio.
-E adesso…-
-La sento sopra di me e allunga la sua mano verso il mio petto. Scatto
bloccandole il polso.
-Spiacente non do mai così tanta confidenza al primo appuntamento.-
Il fatto che senta il
bisogno di dire una battuta è indice di quanto sia fuori fase in questa storia.
Ci sono troppi giocatori in questa partita: da un lato ci sono io che nei panni
di Matt Murdock cerco di far condannare Elektra per i suoi crimini, da un altro
alcuni suoi vecchi committenti che la vogliono morta per impedire che possa
rivelare i loro sporchi segreti costringendomi ad agire come Devil per salvarla
e da un altro ancora un misterioso assassino (o assassina secondo Natasha) che
sta uccidendo tutti i testimoni del processo. Mi auguro che non ce ne siano
altri.
Scaccio queste
considerazioni ed afferro anche l’altro polso di Arclight.
-Pensi di avermi bloccata così?- mi dice -Ripensaci.-
Solo la lieve
variazione del suo battito mi avverte che sta per agire. Riesco a bloccare col
mio ginocchio il calcio che sta per sferrarmi e la spingo indietro.
-Ti credi furbo?- mi chiede mentre sento la sua mano sinistra vibrare a
contatto col pavimento.
Agisco rapidamente e
lancio il mio bastone dritto sulla sua nuca.
-Spiacente.- dico -Di solito ci vado più piano con una signora.-
La oltrepasso
rapidamente e mi inoltro nel corridoio.
Ci sono molti modi per definire lo stato d’animo di Franklin “Foggy“ Nelson in questo momento, ma le più accurate sarebbero: sconcerto, rabbia, e perfino rassegnazione. È appena tornato da una sessione della fisioterapia che deve seguire a causa delle ferite subite in seguito all’incidente stradale che l’ha quasi ucciso, non sente proprio il bisogno di altre cattive notizie.
-Ne è proprio sicuro McGinley?- chiede, sperando assurdamente in una risposta diversa.
-Purtroppo sì, signore.- risponde il giovane assistente -La “casa sicura” di Westchester è saltata in aria e gli occupanti sono quasi tutti morti.-
Alle spalle di Foggy si ode una specie di singhiozzo emesso da Liz Allen.
-Non era così sicura quella casa dunque.- commenta, amaro, Foggy -E così ci siamo giocati praticamente tutti i rimanenti testimoni del caso Natchios, per tacere degli agenti del servizio di protezione. Un altro colpo del Cigno Nero? Avrei giurato che una cosa simile non fosse nel suo stile, che prediligesse ucciderli uno alla volta all’arma bianca.-
-Non crediamo sia stata lei, signore.- replica McGinley –Al momento del fatto… dell’esplosione… era impegnata a battersi con la Vedova Nera nella casa di uno dei testimoni, una trappola che avevamo preparato per lei. Certo... poteva avere impiegato un timer ma…-
-Ma è più probabile che sia stato qualcun altro.- conclude Foggy -Qualcuno che non solo aveva la lista dei testimoni ma che sapeva anche dove li avevamo nascosti dopo i primi omicidi… qualcuno che lavora nel nostro ufficio o nel Tribunale Federale. Voglio che sia trovato.-
-C’è dell’altro, signore.- aggiunge il giovane imbarazzato.
-Dell’altro ancora? E che aspettava a dirmelo?-
-Il Centro Metropolitano di Detenzione Federale è stato preso d’assalto dal gruppo di mercenari mutanti noto come Marauders. Sospettiamo che siano lì per Elektra Natchios. Non sappiamo se per liberarla o…-
-… o per ucciderla. Non so che sia peggio.-
-Le forze speciali di F.B.I., F.B.S.A. e Codice Blu della Polizia di New York stanno convergendo sul posto… e c’è anche Devil.-
Foggy quasi salta dalla sedia a rotelle che è costretto ad usare temporaneamente.
-Devil… ne è sicuro?-
-Sì signore… lo hanno visto.-
-Calmati, Foggy.- gli dice Liz ponendogli le mani sulle spalle -Sono certa che andrà tutto bene. Devil non è uno sprovveduto.-
Foggy sospira. Non può fare molto… a parte sperare che Matt se la sappia davvero cavare contro almeno cinque superumani aggressivi. Beh… dopotutto ha superato situazioni peggiori… anche se ora Foggy non riesce a ricordare quando.
4.
Certe volte mi viene da
chiedermi perché mi ficco volontariamente in certi pasticci, ma immagino che
sia nella mia natura.
Ancor
prima di svoltare l’angolo i miei sensi mi hanno avvisato che mi troverò di
fronte due avversari. Uno è Harpoon e l’altro… devo credere a quello che mi
dicono i miei sensi, il suo corpo è di cristallo. Possibile?
-E così tu saresti Devil
eh?- mi dice -Beh non mi sembri poi questo granché sai? Se non mi conosci, io
sono Prism. Ho tenuto testa agli X-Men e tu non vali quanto loro.-
Improvvisamente sento un forte calore diretto contro di
me. Cos’è? Non mi sta facendo male quindi cosa dovrebbe farmi?
Aspetta… si chiama Prism ed è fatto di cristallo. Mi ha
spedito contro un fascio di luce per accecarmi. Non si aspetta che non
funzioni. Mi piego portandomi le mani agli occhi e intanto sento Harpoon
avvicinarsi brandendo uno dei suoi arpioni. Se aspetta solo un secondo prima di
lanciarlo… se si avvicina un po’ di più… ecco!
Scatto sferrandogli un calcio a piedi uniti e poi faccio
una doppia capriola e colpendolo di taglio al collo.
Barcolla ma non cade.
-Tu avresti dovuto
essere cieco!- esclama istericamente Prism -Le lenti che porti devono averti
protetto.-
Sbagliato: la verità è che sono già cieco ma non c’è
bisogno che tu lo sappia, credi pure ciò che ti fa comodo.
Harpoon
è tosto. Nonostante i due colpi che ha preso è ancora in piedi. Evito uno dei
suoi arpioni energizzati e scatto lontano. Con quegli affari la mia sola chance
è essere più veloce di lui. Lo colpisco col mio bastone.
Sento
Prism alle mie spalle. Potrei sbarazzarmi di lui senza fatica ma se quello che
ho capito di come è composto il suo corpo di cristallo è corretto, potrei
ucciderlo se lo colpisco troppo forte. Bel dilemma
-Fermi tutti dove
siete!-
Perfetto, è arrivata la cavalleria: le squadre speciali
federali spalleggiate da Codice Blu, se ho decifrato bene alcuni battiti
cardiaci.
-Credete di farmi
paura?- urla Prism -Vi sistemo tutti!-
Sento il rumore di armi pronte a sparare il battito
nervoso dei poliziotti, il respiro affannoso.
-No!- urlo.
Troppo tardi.
Il Detective di 3° Grado Carlie Cooper in forza
alla C.S.U.[4]
della Polizia di New York alza gli occhi dallo schermo del computer.
Il lavoro speciale che le aveva chiesto il Commissario Stacy è finalmente
finito. Estrae la chiavetta USB e la infila nella borsetta.
-Ancora qui Carlie?-
La
voce la fa sobbalzare. Appartiene al suo superiore diretto, il Detective
di 1° Grado Peter
Suschitziky. Di certo lui non è una minaccia.
-Dovevo… volevo finire un lavoro prima di andare a casa.-
-Sei un ottimo elemento Carlie ma dovresti pensare meno
al lavoro e più alla tua vita privata, fattelo dire da uno che c’è cascato
prima di te.
-Cercherò di farlo, grazie.-
Si sente
un po’ in colpa a mentirgli ma non ha scelta, è stata una precisa richiesta di
Stacy e lei non vuole deluderlo.
Spegne il
computer e si avvia all’uscita.
Il rumore di
Prism che si frantuma ed il suo urlo di dolore risuonano nelle mie orecchie a
lungo. Il risvolto positivo è che la cosa distrae Harpoon tanto da permettermi
di colpirlo ancora e ancora finché non si decide a cadere.
Mi
rivolgo ai nuovi arrivati:
-Non avreste dovuto sparare.-
-Forse hai ragione.- concede una donna -Ma quel tipo era
pericoloso ed eravamo tutti nervosi.-
-Beh… ora non c’è rimasto di lui nulla di molto
pericoloso.-
-Sono l’Agente Speciale del F.B.S.A. Angela Del Toro.- si
presenta la donna -Qualche idea sul perché i Marauders abbiano assalito la
prigione?-
-Credo che siano stati ingaggiati per uccidere Elektra…
Elektra Natchios.-
-E avrebbero montato tutto questo casino per uccidere una
sola donna senza superpoteri?-
-Non ha letto il suo dossier, vero Agente Del Toro?-
interviene un uomo che riconosco come il Capitano Stone di Codice Blu -Elektra
Natchios è una ninja addestrata ad uccidere, perfino quelli con superpoteri la
temono.-
-Va bene va bene.- ribatte la Del Toro -Ora quel che mi
interessa è quel che succede nell’ala femminile di massima sicurezza. Abbiamo
perso ogni contatto e lì sono temporaneamente detenute alcune supercriminali in
attesa di giudizio. Andiamo a vedere.- si volge verso di me -Puoi venire anche
tu, se vuoi.-
È un
invito che raccolgo al volo. Mentre procediamo verso l’ala femminile mi rivolgo
a Stone:
-Sono un po’ sorpreso di vederla coinvolto personalmente
in una semplice operazione di supporto ai federali.-
-Questo è il mio ultimo giorno a Codice Blu e non volevo
che finisse dietro una scrivania.-
-Lascia la Polizia?- esclamo sorpreso.
-No… il Commissario mi ha nominato Capo del Dipartimento…
e io ho accettato.-
Faccio
un fischio.
-Complimenti.- gli dico.
-Ne riparleremo tra un po’- ribatte.
Nel frattempo arriviamo al reparto di
massima sicurezza femminile. C’è un silenzio innaturale.
-Gente a terra.- esclama l’Agente Del Toro –Sono
Marauders direi.- preme dei tasti su una specie di cellulare e aggiunge
-Scalphunter e Scrambler. La donna non so chi sia.-
-È con loro.- confermo -Credo sia una specie di
androide.-
-Chiunque… o qualunque cosa sia, sarà immobilizzata come
gli altri. Questa è la cella di Elektra Natchios ma lei non c’è. Sembra che tu
avessi ragione, Devil: volevano ucciderla ma lei è stata più brava di loro e
ora chissà dov’è?-
Elektra
è scappata? Se ce l’avesse davvero fatta forse mi sentirei sollevato.
Proseguiamo
per altri corridoi e mi accorgo di altra gente a terra…e di altro ancora.
-Agenti di Custodia e un’altra delle nostre squadre
d’emergenza.- mi informa la Del Toro. Meno male perché io avrei avuto
difficoltà a capirlo senza toccarli.
Poco più
avanti sento una voce di donna… una voce che conosco molto bene:
-Avanti respira, maledizione.-
Giriamo
un angolo e gli altri vedono quello che io avevo già percepito: Elektra ce sta
praticando il massaggio cardiaco ad un uomo a terra, un uomo il cui battito
cardiaco si è appena stabilizzato.
-Signori…- proclama Angela Del Toro -… credo che abbiamo
trovato Elektra Natchios.-
Elektra
non oppone resistenza e si lascia ammanettare e riportare nella sua cella.
Mi passa
accanto e sussurra così piano che solo io posso udirla:
-Va bene così, Matt.-
Per
questa notte è finita.
5.
L’ormai ex Capitano Marcus Stone giura
come nuovo Capo del Dipartimento di Polizia di fronte al Commissario Arthur
Stacy e a una platea di agenti e detective tutti in alta uniforme. Una pagina
della sua vita si chiude e un’altra si apre.
-Congratulazioni Capo.- gli dice Stacy stringendogli la
mano -Ora le tocca dire due parole.-
-Devo proprio?- chiede Stone stringendo la cravatta come
se lo soffocasse.
-È quello che si aspettano tutti: sagge parole di
sprone.-
-Preferirei un altro scontro con Ulik il Troll ma va
bene.-
Il
discorso di Stone è breve: chiede a tutti di fare il loro dovere in difesa dei
bravi cittadini di New York e lascia il podio.
In breve
gli si fanno intorno amici e colleghi. Il volto che gli fa più piacere vedere è
quello della bionda Shelley Conklin, un tempo supervisore di Codice Blu ed ora
vice comandante dei Servizi d’Emergenza. Fino a dieci minuti prima era il suo
superiore ed ora è Stone il suo capo. I casi della vita. In realtà è da un po’
che sono più di questo l’uno per l’altra e Stone sospetta che al Dipartimento
lo sappiano tutti, un bel segreto di Pulcinella. Shelley è coi suoi bambini
Paul e Amy che corrono accanto a Stone gridando:
-Zio Marc!-
Ci sono
anche i suoi ex colleghi di Codice Blu tra cui spiccano Margarita “Rigger” Ruiz,
il cui fisico prorompente fatica ad essere contenuto dall’uniforme e il
sergente Julius “Cane Pazzo” Rassitano, con i lunghi capelli ricci. Come più
alto in grado è automaticamente il comandante ad interim di Codice Blu sino
alla nomina del sostituto di Stone. Con lui gli altri vecchi amici e colleghi
come Daniel “Fuochi Artificiali” Fielstein, e Samuel “Mamma” Majowski, che, pur
costretto su una sedia a rotelle, è sempre stato un valido appoggio per la
squadra.
Improvvisamente
si ode un tuono.
-Oh no!- esclama Rassitano -Non si metterà a piovere
proprio adesso?-
-Non credo proprio.- commenta, sorridendo, Ruiz.
Due
possenti figure scendono dall’alto impugnando ciascuna un martello.-
-Thor… Thunderstrike!- esclama Stone -… non mi
aspettavo…-
-Invero, amico mio, non avrei mai
potuto mancare ad un giorno di sì grande gioia per un vecchio compagno d’armi.- dice
Thor atterrando davanti a Stone
-Quel che Riccioli d’Oro voleva dire…- interviene
Thunderstrike -… è che siamo felici per te Stone. La Polizia di New York non
poteva avere un capo migliore di te, sono venuto da Los Angeles[5]
apposta per dirtelo.-
Stone
abbassa la testa. Non vuol farlo vedere ma si sta commuovendo. Dopotutto questa
è davvero una gran giornata.
Vedo Matt prendere un lungo respiro e dire con voce cupa:
-L’Accusa
ritira tutte le imputazioni, Vostro Onore.-
-Ne è sicuro,
Avvocato Murdock?- chiede il giudice Lewis.
-Sì, Vostro
Onore. Con la maggior parte dei testimoni chiave uccisi e le loro dichiarazioni
giurate inammissibili per mancanza di controinterrogatorio e perché non siamo
stati in grado di provare la responsabilità dell’imputata nella loro morte e
con la scomparsa di molti documenti, non abbiamo abbastanza elementi per
sostenere l’accusa. Meglio rinunciare.-
-Con o senza
pregiudizio?- chiede il giudice, intendendo chiedere se la rinuncia è
definitiva oppure no.-
-Con
pregiudizio.- precisa Matt con voce ferma -Se troveremo altri elementi di
prova, riporteremo l’imputata alla sbarra.-
-Molto bene. Il
processo è chiuso, l’imputata è libera. Ringrazio la giuria per il lavoro
svolto.-
C’è un boato tra la folla. Elektra
Natchios è libera e presto riavrà anche i beni che le sono stati sequestrati
all’inizio dell’inchiesta che è finita in una bolla di sapone.
Con la coda dell’occhio vedo una
donna dai capelli rossi raccolti in una crocchia sulla nuca che veste un sobrio
tailleur nero ed un paio di occhiali. Una tenue mascherata che potrà ingannare
qualcuno ma che non mi impedisce di riconoscere Natasha Romanoff, la Vedova Nera. So
che ha cercato di acciuffare l’assassina dei testimoni ma lei è riuscita a
sfuggirle.[6] Peccato.
La raggiungo.
-Urich.- mi
dice –Non doveva finire così.-
-Puoi chiamami
Ben… - le rispondo -… ed è inutile recriminare adesso. Vai da lui, credo che
avrà bisogno di te adesso.-
Mi sorride e mentre si allontana
Elektra si volta verso di me. Non c’è gioia nel suo volto nessuna soddisfazione
per la vittoria, solo stanchezza.
Bernie Rosenthal mi mette una mano sulla
spalla e mi dice:
-Non te la prendere Matt. Hai fatto tutto quello che
potevi.-
Forse è
vero, ma non mi fa sentire meglio. Raccolgo le mie cose e mi avvio all’uscita.
Passo davanti al banco della Difesa e stringo la mano del mio rivale Timothy
Byrnes. Sento che Elektra sussurra:
-Mi dispiace.-
Poco
importa, ormai è andata. Mi sento prendere per un braccio, è Natasha.
-Su, Matt è inutile farsi il sangue cattivo. Dobbiamo
andare avanti.-
Non
resta molto altro da fare. All’uscita mi attendono dei giornalisti e devo
rispondere alle loro domande.
Il vento
mi porta il profumo di Elektra e mi ritrovo a pensare a cosa eravamo un tempo
l’uno per l’altra e a come il destino abbia giocato con le nostre vite
rendendoci nemici. Non so che accadrà se dovessimo rivederci ancora e non voglio
pensarci.
Natasha
mi porge la sua mano ed io lo accetto.
-Andiamo a casa.- le dico e sono convinto che sorrida.
FINE?
NOTE DELL’AUTORE
In realtà non c’è molto da dire su
quest’episodio e quindi passiamo subito a parlare del prossimo in cui sapremo
di più del misterioso Consorzio e debutterà un nuovo avversario.
Non mancate.
Carlo